• Gruppi che curano, gruppi che ammalano
    Psicologia

    Gruppi che curano, gruppi che ammalano

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Gruppi che curano, gruppi che ammalano

Gli autori
De Crescente Marino

De Crescente Marino

Formatore, Saggista

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Questo volume, che trae origine dalla giornata di studio del ciclo di incontri annuali di Montefiascone organizzati dall’associazione Mito&Realtà, non poteva non essere inevitabilmente legato all’attualità dell’emergenza Covid 19. L’incontro di quest’anno, che date le circostanze si è tenuto in videoconferenza, non ha attenuato la forte motivazione del gruppo, che si riunisce ogni anno in presenza, a produrre una riflessione a cui, ormai per tradizione, segue una pubblicazione di più ampio respiro rispetto ai contenuti emersi nella conferenza stessa.
Quest’ anno si è optato per un tema che, come quello delle edizioni precedenti, avesse un carattere di universalità ma che andasse però, allo stesso tempo, anche a rispondere alle domande sollevate dall’attuale contingenza: qualcosa che potesse esplorare aree ancora insature della riflessione intorno al lavoro delle comunità terapeutiche ma che aiutasse anche a pensare le criticità del presente. Ed è questo in fondo l’ambizioso mandato che questo gruppo di studio si è da sempre dato: pensare l’impensato, spesso scomodo, contradittorio, politicamente scorretto ma allo stesso tempo utile necessario e imprescindibile, per suggerire possibili evoluzioni delle prassi quotidiane e più in generale del duro lavoro di chi opera nelle comunità terapeutiche in psichiatria.
È risaputo che l’immaginario diffuso sulle comunità terapeutiche è vittima di una estrema polarizzazione. Da un lato queste vengono spesso idealizzate da chi opera al loro interno e dall’ambiente sociale che le vede come istituzioni salvifiche o finanche come paradisi ideali, in grado di proporre un’ingegneria sociale utopica, impensabile altrove. Dall’altro esse vengono viste come luoghi che ripropongono inevitabilmente processi di istituzionalizzazione e conseguente cronicizzazione e da cui è bene star lontani. Naturalmente questa contrapposizione non fa giustizia della estrema complessità del mondo delle comunità terapeutiche e dell’ampia diversità delle esperienze e dei differenti metodi utilizzati, irriducibili ad un unicum: non tiene in debita considerazione che le comunità sono micro organismi sociali e in quanto tali soggetti a auspicabili cambiamenti continui che ne definiscono la natura dinamica e la vitalità.

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