Attualità Lacaniana Autismo. Spazi d'invenzione n. 15/2012

Gli autori

Il lettore del saggio di Jacques-Alain Miller dedicato al “grande disordine nel reale del XXI secolo”, non stenterà a cogliere la continuità che sussiste tra l’ampia riflessione su ciò che lacanianamente chiamiamo “il reale” ai nostri giorni e il tema al quale è dedicata la parte monografica sull’autismo. Una patologia che si moltiplica ora con tutta la sua portata di enigma, fino a lasciar supporre che sia in gioco un mutamento genetico. Il cuore indecifrabile di questo disturbo ci induce a reinterrogare quanto è stato detto fino ad oggi, per confrontarlo ancora con quel che si sperimenta sul terreno della cura che, proprio all’interno della nostra Scuola, offre esperienze ed elaborazioni interessanti. Le sue cause rimangono sconosciute ma ci si domanda come sia possibile che una società tutta incentrata sulla comunicazione sviluppi, anziché limitare, “decisioni dell’essere” così emblematiche da potersi inscrivere tra gli enigmi più inquietanti del Discorso del capitalista nella sua versione globalizzata. È condivisa l’ipotesi che l’autista sia impedito da un eccesso, ovvero da un reale rappresentato dal corpo le cui sensazioni non sa contenere. Un rumore che ai più sfugge lo mette in crisi, un bagliore improvviso lo immobilizza. Di qui la sua ricerca di immutabilità, di cancellazione degli stimoli per rassicurare il suo mondo caotico e inquietante. Ha un problema con l’Altro, non dimostra di averne bisogno. La sua cura è rimanersene da solo. Non è il significante a pacificarlo, ma il corpo stesso e un oggetto che si aggiunge al corpo e lo regola attraverso movimenti ripetuti che chiamiamo stereotipie, ma può essere anche un io ausiliario, una struttura di appoggio, come un animale, un simile, un amico immaginario.
Il grande disordine nel reale, di cui il disturbo autistico è un sintomo rappresentativo, influisce verosimilmente anche sui presopposti teorici del pensiero di Jacques Lacan. Vediamo infatti che il Nome del Padre, asse indiscusso del suo primo insegnamento, si riduce a Père-version, negli ultimi seminari: versioni del Padre buone per l’uso, in quanto del Padre si può farne a meno. Mentre la sua teoria del linguaggio, il tratto discreto del significante che identifica e rappresenta verrà complicata con Lalingua che è corpo, godimento, lingua pervasa di godimento al punto da sospendere o da rendere estremamente difficile la regolazione attraverso la parola. Proprio questo succede nell’autismo che ha difficoltà con le parole, e richiede uno spazio d’invenzione da giocarsi con dei soggetti in divenire e non con bambini da addestrare. Soggetti che occorre pensare, anticipare e attendere.

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