Non si va al bar solo per consumare qualcosa. Si va per questo ma anche per altro. Sappiamo tutti che il bar è anche, e soprattutto, un luogo simbolico, un topos dell’immaginario, un rituale da ripetere e conservare, una vera e propria terapia. Nell’andare al bar rispondiamo ad un tacito appuntamento, dove ognuno spera di passare al momento giusto per rincontrare un amico o trovarne uno nuovo. Il bar è un luogo per rilassarsi, per ascoltare, ma anche per studiare, e, perchè no, per scrivere. Il caffè è stato il luogo attorno al quale hanno ruotato numerosi personaggi della borghesia e dell’intellighènzia dal 1700 fino ai giorni nostri. In molti romanzi celebri è descritto il rapporto intenso tra i protagonisti e il caffè: nei gialli d’autore, nei noir, nelle notti livide senza sonno e nelle albe gelide che non portano nessuna luce, tra investigazioni e insonnia, pericoli e brutte sorprese, sparatorie, agguati e cadaveri, il rito del caffè è un elemento di relax e di stacco dalla tensione altrimenti insostenibile. All’interno del bar fluiscono i pensieri e i sentimenti, e il tempo scorre diversamente.
E si sconfigge la solitudine.
Tutti al M/Bare
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