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- L'infantilizzazione come difesa dalla paura
La valenza trasformativa della relazione psicoanalitica nell’ottica del PPM
L’infantilizzazione come difesa dalla paura è un elaborato che analizza un caso di Stato Limite Superiore nei suoi due aspetti tipici: il narcisismo patologico e la patologia delle relazioni oggettuali.
La trattazione clinica di un paziente sotto protezione appartenente ad un’Organizzazione Mafiosa – e in particolare alla Camorra – prescinde da un giudizio morale come mero fenomeno criminale, ma obbliga a sottolineare la rilevanza clinica e teorica che la cultura/ambiente assume nella storia di vita del paziente e nel suo percorso terapeutico.
La cultura mafiosa è totalizzante, infantilizza, deresponsabilizza e impedisce di accedere alla relazione tra pari, appiattisce dentro una concezione dell’assistenza e della protezione enfatizzando gli aspetti più profondi della paura, dell’attaccamento del bisogno di sicurezza. Imponendo ad una condizione di dipendenza permette solo configurazioni relazionali fondate sullo scambio: protezione contro fedeltà ed obbedienza. Allora l’infantilizzazione è l’unica difesa possibile dalla paura e permanere nell’infantilizzazione risulta più economico per la salvaguardia della psiche.
Per comprendere come il funzionamento psichico interagisca e rimanga influenzato dal mondo mafioso si è assunto un orientamento psicanalitico applicando il modello genitale della mente cui si ispira il Metodo del Processo Psicoanalitico Mutativo (PPM) che già dalla prima fase di intervento attiva processi trasformativi e rileva come il funzionamento psichico sia il risultato del rapporto tra le pressioni interne – esercitate dai propri bisogni psicologici ed emotivi – e le sollecitazioni provenienti dall’ambiente. La valenza trasformativa della relazione psicoanalitica e l’efficacia del Metodo hanno consentito l’evoluzione del funzionamento psichico ed il relativo cambiamento del paziente, che ha iniziato a relazionarsi con se stesso e con il suo mondo con modalità più assertive riprendendo le redini della sua vita e scegliendo di abbandonare il vittimismo per distanziarsi dallo stato di prigionia mentale cui era destinato.
Il testo mostra passo per passo quegli scambi comunicativi tra psicoterapeuta e paziente che hanno permesso la progressiva liberazione di quest’ultimo da un modo disfunzionale di vivere verso l’apertura ad alternative più sane, salutari e mature, capaci di dare l’avvio ad un progressivo processo di benessere duraturo nel tempo.